moon eggs

Questo è uno stato che si accetta più o meno volentieri, che si sbandiera senza troppa vergogna, ma una condizione in cui si agisce in silenzio. Mi strappo le croste ogni volta che si asciugano. Mi assicuro che esca sangue ogni volta che le strappo, fino a che non ne esce più.
Mi auguro sempre di essere sincera quando scrivo. Ma trovare la verità nel mio dispiacere a volte è difficile. Continuo a scrivere finché il mio dispiacere risulta vero e bello. Le cose vere e belle esistono con più facilità. Le mie ferite sono al di fuori di me e mi consolano della banalità dei fatti.
Devo ballare con il dispiacere per uscire dallo stato allucinatorio, devo parlarci a lungo, fino a che il suo silenzio diventa insopportabile. L’indagine può terminare.
Esistere con gli altri mi provoca scompensi mai nuovi, ma che non riesco mai a prevedere e mai a controllare. Non riesco a sopportare che giriamo armati.
La cosa buffa è che le mie ferite non giustificano questo decalogo. Eppure è vivo e vero perché è ingiustificabile.
Eccomi, sono già annoiata.
Siete qui dentro.
Emma Sofia Cisotto
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Grazie :)