moon eggs
Una storia felice ed una triste
STORIA FELICE
13-01-2011 
luogo: opi, TI. 
ORA LUNARE: 12:01

Tutte le iniziali le ho messe piccole perché mi andava così
al prezzo di una nocciolina comprammo —per sbaglio— un cagnetta al mercatino delle pulci, era stato scambiato per un pelouche (dai modi agitati). un po' agitato.
attraversamento di vacche, cavalli e stambecche.
eravamo in un paesino di montagna nelle valli verdi di una regione del mondo considerata inesistente dai capitalisti. in questa regione le persone non conoscevano il significato del commercio, alcune commerciavano per la bellezza del gesto (per questo motivo un cane veniva facilmente scambiato per un pelouche nonostante avesse un odore diverso e un comportamento diverso). il commerciante mi aveva detto che tutte le cose accomunate dall’elemento dei peli —di solito— venivano scambiate per una nocciolina così capitò che il cane prendesse posto sullo scaffale.
ora la cagna vive in questo paesino non tormentato dalla proprietà. viviamo di baratto scambiandoci oggetti che non hanno alcun valore economico seguendo il valore
affettivo—sentimentale e altri valori che risultano piacevoli come quello della
predominanza di peli. ultimamente mi è capitato di scambiare una birra con una racchetta da tennis che avevo trovato in cantina.
le cose hanno valori diversi. a volte si creano delle necessità comuni (come quella delle cose pelose) ma ogni oggetto conserva in se una necessità particolare.
un anno (2024) mi resi conto che numerose persone indossavano giacche da sci di fondo di colore viola. chiesi in giro. tutte erano state prese in modo diverso, antonia mi disse che la prese da un maresciallo patito di sci da fondo che voleva liberarsene quindi la scambiò con un po’ di tempo passato insieme a condividere storie di vita. maria mi chiamò per raccontarmi la storia della sua
giacca: l’aveva comprata da un piccolo negozio sulla strada per gli sci di fondo scambiandola con il pelouche acquistato a sua volta al posto di una nocciolina. altre giravano indisturbate scambiate con chissà cosa, hantony mi parlò di un senso di estasi provato quando si era riuscito a liberare della sua giacca viola per una giacca verde, sempre da sci di fondo, perché aveva capito di odiare quel colore.
Questo è maiuscolo perché è come se fosse un nuovo paragrafo
Nel maggio 1992 il paese era piombato in un freddo forte che sembrava perenne, da quel momento si era creata la necessità di produrre oggettistica e giubbotti con i peli in modo da schernire il freddo. Le persone adottarono più cagne e gatte (cani e gatti) possibili e iniziarono a sviluppare cappotti ricoperti di tessuti sintetici a forma di peli che imitassero
quelli dei cani e degli altri animali che vivevano nel luogo. Le scienziate1 notarono che tutti gli animali della zona erano dotati di peli per schernire il freddo: orse, volpi, cerbiatte, pantegane, pipistrelli, upupa, riccio (addirittura peli a uncino), cinciallegre, colombacce, scoiattoli meridionali, martore, picchio verde, gatte selvatiche, astore, picchio di linford, persino le allocche; ma nessun essere umano era dotato di peli. Cercarono di rintracciare il motivo storico di questa mancanza; poi si stufarono e iniziarono a pensare ai molti modi per creare pelo.
Inizialmente lessero su un libro di culto della storia locale di una anziana signora che viveva nel bosco nel 13 secolo (a.c.) la quale aveva capito che:  questo spazio è voluto “messi assieme una certa quantità di funghi finferli, chiodini e pioppini sotto la luce di una lampada UV viola
veniva a generarsi un pelo irto e ribelle che proteggeva da ogni freddo”.
Nei disegni dell’epoca sembrava come se dai funghi emergessero alcuni capelli ricci VERDI che ogni giorno crescevano di qualche cm in più.
Il male derivava dal fatto che, purtroppo, non si conosceva più la tecnica per assemblare questi capelli di fungo in modo da crearne un cappotto o un qualcosa di indossabile.
Finanziare una ricerca sui capelli VERDI dei funghi non era più possibile nel 2020 in quanto le persone avevano perso la fiducia nelle possibilità dei funghi che erano presenti solo nei libri di cucina.
Una poltiglia - quella della vecchia signora - che era la più desiderata di tutte le valli verdi. Partirono così in avanscoperta nei boschi le persone più disparate armate di serpenti al guinzaglio per la ricerca dei funghi.
Sul giornale del 12-13-2011 in prima pagina comparvero —dietro le fauci di questo
serpente— due persone armate di guanti che mettevano sotto la luce viola del tramonto i funghi pioppini finferli e chiodini.
Meravigliosamente sembrava —dalla foto— apparire un groviglio di capelli ricci e irti come quelli della vecchia signora del 13 secolo (a.c).
Non se ne capacitavano.
La luce UV viola era quindi la luce della luna?



STORIA TRISTE
PAOLINA NELL’AVVENTURA SOTTOMARINA

Un lustro fa Paolino, l’uccellina, deciso ad intraprendere un’avventura sottomarina, prese un granchio quando scoprì che le sue ali non erano fatte per volare in acqua.
Iniziò così la storia più più strappalacrime dei mondi che collegava quello marino a quello della terra.
-Il mare non è così viscido- si disse.
Paolino pensò di ricoprire le ali di plastilina rossa per planare meglio.
Andò verso l’acqua ma pesciolini e pescioline lo fermarono subito: moriremmo per te, ma non siamo sicuri delle tue reali intenzioni d’amore !!!!!!
Allora l’uccellina li schernì: io son certo delle mie intenzioni tanto quanto credo che riuscirò a bucare la viscida acqua con le mie ali.
Paolino prese forze e i forzieri e si diresse verso l’acqua ad
impicchiata.
Impicchiando le gocce schizzarono ovunque ma la plastilina non bastò a rendere idrorepellenti pelle e piume, così si ritrovò bagnata e delirante perché l’acqua era salita su su per il becco.
Una disdetta, ma si riprese subito, pronta ad escogitare un altro piano!
La P.P. (pesciolina palla) intanto era intenta nei suoi lavori di ancoraggio, passava le giornate a pettinare coralli e coltivare in vecchi scarponi di marinaretti.
E non aveva idea di cosa succedesse nel mondo al di là del cielo.
Un giorno preso da un insolito sentimento d’amore (d’agosto) guardò
verso il suo cielo.
Vide una strana meteora che si muoveva impicchiata verso la marea. Gli venne voglia di mostrarle i suoi oggetti più preziosi, allora raccolse dei fiori dallo scarpone e costruì un nido con le alghe riponendoci dentro uova di salmone e delizie di ogni genere.
Attese
ma nulla arrivò dalla parte alta della marea.

Eppure
aveva visto quell’amabile meteora.


Sulla
parete superiore del mondo paolina singhiozzava.
Gli
altri
volavano verso est ma lui rimase nell’ovest, l’unica cosa che avrebbe voluto era quella di farsi sospingere dalle maree e non dai venti.
I venti li aveva cavalcati già altre volte.
Pensò di attaccare al becco delle cannucce di clorofilla un materiale impenetrabile. Impenetrabile come le maree.
La clorofilla arrivò in soccorso all’uccellino nella notte successiva al pomeriggio.
Così costruendosi picchi di cannucce impicchiò di nuovo verso le
maree. La notte era ferma - si sentì pungere.
-Non riesco a comprendere i vostri gesti- paolino era sconfortato. La puntura pungeva forte sulle piume ma non era troppo il dolore.
Cadde sul fondo delle maree, era riuscito ad entrare nel più profondo abisso (non avrei mai immaginato che una cosa viva fosse così fragile).
La mattina successiva alla notte Pesciolina palla si svegliò pigliò
il nido di doni e decise di salire su in alto verso la meteora.
Preso da irragionevole impulso P.P. (pesciolina palla) iniziò a saltare e poi nuotare, in senso orario e antiorario, il problema non era per lui salire ma atterrare.
Salì Salì fino alla superficie ma vertigini nell’atterrare e non
vide la meteora
Incontrò pescioline e pescioline - tutti abbiamo la stessa anima, ma ditemi, sarò in grado di salire ancora?
P.P. tornò sulla sua casa, atterrò nello scarpone, ruppe maglione e
stivali ed era triste. Non si arrese !
Coprì le sue pinne di plastilina rossa e prese la rincorsa per saltare. Salì su su attraversando la materia viscida che era l’acqua.
Sentì pungere, si sentiva fragile, ma il dolore non era così forte
sulle sue scaglie e raggiunse la superficie.
P.P galleggiava e vide stelle come comete. Si sentiva vicino alla
meteora e lasciò lì il nido di doni.



Alessia Delli Rocioli


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